Alessandro De Bianchi
(a cura di Mirella Galletti) Argo Editrice, Lecce, 2005
E’ da qualche giorno in libreria un volume che pubblica il “giornale di viaggio” di Alessandro De Bianchi, un patriota italiano che, riparato alla metà dell’Ottocento in terre ottomane per sfuggire alla repressione austriaca, attraversò, alla testa di un drappello della guardia imperiale turca, le misteriose province asiatiche dell’impero. Il titolo del libro, scritto a Costantinopoli nel 1859 e pubblicato a Milano nel 1863, è Viaggi in Armenia, Kurdistan e Lazistan. Si tratta di un documento eccezionale perché l’autore, uomo colto e curioso, apre una preziosa finestra su un mondo scomparso. Oggi tutto è mutato: l’impero ottomano non esiste più, la diaspora di molte delle genti che De Bianchi incontrò nel suo viaggio ha sospinto intere popolazioni entro confini artificiali ma, proprio per questo, riappropriarsi del fondale geopolitico da cui hanno avuto origine molte delle tragedie che continuano a insanguinare quelle terre, rende almeno più comprensibile la complessità dei conflitti che attraversano un’area cruciale del nostro mondo.