L’annessione della Georgia alla Russia (1783-1801)

Luigi Magarotto
Campanotto Editore, Udine 2004, pp. 160

Poche tra le repubbliche divenute indipendenti dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991 avevano avuto in passato una propria statualità. Tra queste un caso particolare è costituito dalla Georgia, un paese di antichissima cultura, indipendente – anche se diviso in alcuni piccoli regni – sino agli inizi dell’Ottocento, quando venne annesso dalla Russia. Le complesse vicende di tale annessione sono attentamente indagate in questo volume di Luigi Magarotto, docente di lingua e letteratura russa e georgiana all’Università di Venezia. La storiografia russa ha sostenuto (anche nel periodo sovietico) che sarebbero stati gli stessi georgiani a chiedere di entrare a far parte dell’impero russo, senza porre alcuna condizione. Questo studio mostra come in effetti le cose non siano andate esattamente così. Senza dubbio i piccoli regni georgiani, minacciati dai potenti imperi musulmani di Turchia e Persia, chiesero per secoli aiuto e protezione alla correligionaria Russia. Nel 1783, il principale di questi regni georgiani, la Kartli-Kaxeti, accettò anche il protettorato russo. Tuttavia, quando – nel 1799 – il re Giorgi XII accettò l’autorità dello zar Paolo I, pose una condizione precisa: che il paese rimanesse governato dalla sua dinastia. L’imperatore russo parve in un primo momento essere d’accordo, ma alla morte del re Giorgi ordinò l’annessione della Georgia, riconfermata dopo qualche esitazione dal suo erede, Alessandro I, nel 1801. Come dimostrano i documenti allegati in questo volume, si trattò di un atto arbitrario, che amareggiò profondamente i georgiani e rese loro difficile rassegnarsi al dominio russo, tanto che nei decenni successivi scoppiarono diverse rivolte, sia nobiliari che contadine. Tuttavia, osserva Magarotto, la Georgia entrò prepotentemente nell’immaginario russo e la nuova provincia meridionale dell’impero è stata fonte di ispirazione per molti grandi scrittori, da Pushkin a Pasternak. Si potrebbe inoltre osservare che il lungo inserimento nell’impero russo ha non solo dato alla Georgia una sicurezza politica sino ad allora sconosciuta, ma le ha anche consentito di assimilare attraverso la mediazione russa forme e contenuti della modernità occidentale. Questo libro può quindi essere letto non solo in chiave storiografica, ma anche come un’efficace introduzione alla civiltà della Georgia, tanto antica e ricca quanto poco nota.

Aldo Ferrari